Islanda on the road: tour di 8 giorni ad agosto
La decisione di andare in Islanda è arrivata last minute, avevamo altri progetti e li abbiamo cambiati una settimana prima di partire. Ovviamente abbiamo trovato pochissimi alloggi disponibili e ci siamo dovuti un po’ accontentare. Quello che segue è il racconto del nostro viaggio, che speriamo possa esservi utile nella preparazione del vostro itinerario o anche solo per farvi sognare un po’.
Milano – Reykjavik. siamo partiti da Malpensa con la SAS facendo scalo a Copenaghen, dopo 4 ore siamo ripartiti per l’Islanda con Icelandair. Siamo stati così fortunati da avere l’upgrade in business class ed è stato un viaggio perfetto: cibo, cuscini con richiami elfici e la tipica gentilezza islandese.
Keflavick - Reykjavik: dall’aeroporto di Keflavick abbiamo preso un Flybus per Reykjavik prenotato online dall’Italia. È possibile comunque acquistare il biglietto direttamente in aeroporto. Il bus effettua tutte le fermate in corrispondenza degli hotel, le guesthouse e i bed & breakfast, lasciando gli ospiti proprio davanti all’ingresso. È un ottimo servizio, certo non regalato, costa circa 65 euro.
Dormire a Reykjavik: come dicevo, avendo prenotato last minute, le possibilità di trovare un alloggio particolarmente carino erano veramente poche. In Islanda ci sono pochissime strutture ricettive, questo non stupisce, e non riescono a soddisfare tutta la richiesta di turismo. Infatti la nostra prima guesthouse non ci meraviglia, anche se bisogna ammettere che è molto pulita. Si chiama Leakur ed è divisa in due zone: ostello e guesthouse. I bagni e gli spazi condivisi come la cucina e il soggiorno sono molto godibili. Abbiamo dovuto prenotare una small room, una camera piccola, l’unica rimasta e in effetti è proprio piccola, ci sta il letto matrimoniale e le valigie in piedi. Per aprirle bisogna metterle sul letto. Diciamo non esattamente la struttura dei sogni, ma sufficientemente pulita da renderla comunque gradevole. La cucina è perfettamente attrezzata quindi si può cucinare.
Primo giorno: Reykjavik
Abbiamo preso un bus verso il centro, non avendo ancora prelevato contanti abbiamo pagato con carta di credito attraverso la app Straeto, molto semplice. Prelevare in realtà è perfettamente inutile, ovunque si può pagare con la carta di credito.
La prima tappa è il Cafè Paris per un caffè e un muffin. Locale carino e accogliente che ci dà riparo dal vento gelido di Reykjavik. Facciamo una passeggiata tra le vie del centro tra negozi di pesantissimi maglioni islandesi e negozi di design nordico.
Pranzo: a pranzo ci fermiamo da 101 Reykjavik Street Food, considerato tra i migliori fish & chips della città. Non saprei dire se sia davvero il migliore ma è sicuramente un ottimo fish & chips. Il personale è davvero gentile, l’acqua è gratis (come in tutta l’Islanda) e ci regalano anche dei mini Twix come dolce. Il pranzo è costato circa 10-12 euro a testa, ottimo!
Chiesa: tappa obbligatoria la chiesa Hallgrimskirkja, una chiesa con il campanile a forma fallica alto 73 metri. Parrebbe essere la struttura più brutta di tutta l’Islanda e pare che anche gli islandesi non ne fossero particolarmente felici ma ora hanno imparato ad apprezzarla, almeno un po’. Vale la pena salire in cima per godere della bellezza della città dall’alto e del vento fortissimo che respingerà ogni singolo tentativo di fare una foto decente. A proposito di vento, pare che l’orologio della chiesa non riesca mai a segnare l’ora esatta perché il vento sposta spesso le lancette.
A pochi metri potete fare una pausa in un bar con l’arredamento veramente trash. Si chiama Babalù ed è decorato con banconote provenienti da tutto il mondo, improbabili luci al neon e – come se non bastasse – un bagno dedicato a Star Wars! Ma è davvero simpatico e abbiamo mangiato un’ottima Icelandic Cheesecake con lo Skyr, una sorta di yogurt proteico islandese, da provare perché molto leggera e delicata.
Impossibile non farsi conquistare dai negozi di lana islandesi e non tornare a casa con almeno un cappellino e un paio di guanti. Avrei voluto comprare un maglione tradizionale ma non avrei saputo quando metterlo, sono davvero troppo pesanti per l’Italia.
Reykjavik è tutta in salita, assicuratevi di avere delle scarpe comode per girarla.
Cena: per cena abbiamo mangiato al ristorante Apotek, un locale elegante che serve cibo tradizionale islandese rivisitato in chiave moderna. Qui potete assaggiare – se ne avete il coraggio – i puffin, le pulcinelle di mare, la balena e lo squalo. Mi era già capitato di assaggiare lo squalo in un viaggio precedente ed è un’esperienza che non ripeterei di nuovo (ha un sapore davvero terribile e un odore altrettanto pessimo!). Abbiamo quindi optato per qualcosa di più classico, un salmone con salsa di asparagi, patate e funghi. Da Apotek servono anche dell’ottimo pane preparato con la pasta madre, perfetto per spalmarci il loro burro aromatizzato, una vera delizia! E i dolci? Non potevamo non assaggiarne almeno uno e visto che gli islandesi vanno pazzi per la liquirizia, abbiamo optato per un dessert a base di liquirizia, cioccolato e lamponi, davvero notevole, vi consiglio di provarlo!
Come vestirsi in Islanda in estate
Immaginate di preparare la valigia per andare in montagna in Italia in novembre. Cosa portereste? Giacca a vento, sciarpa, guanti, cappello, maglioni pesanti, scarponcini, tessuti tecnici. Ve lo dico perché nella guesthouse di Reykjavik abbiamo incontrato una signora americana che era arrivata Islanda con scarpe aperte e giacchino primaverile ed era letteralmente disperata. Ha chiesto vestiti a tutta la guesthouse! Potete certamente comprare quello che vi manca in Islanda ma sappiate che costa molto. Un maglione di lana islandese costa circa 150 euro.
Ci sono giornate, tra luglio e agosto, in cui la temperatura è certamente più mite e si può arrivare anche a 20 gradi, ma a scoprirvi fate sempre in tempo! A me non piace particolarmente vestirmi a cipolla, ma qui è probabilmente la cosa più indicata: canottiera, maglietta, maglione e giacca a vento. Se fa caldo togliete gli strati, ma almeno siete sicuri di non morire di freddo. Il vento è molto molto forte quindi assicuratevi di avere una giacca antivento.
Noleggiare un’automobile in Islanda
A Reykjavik abbiamo noleggiato un’auto attraverso il sito Guide to Iceland, partner di Europecar. Ci sono venuti a prendere alla guesthouse per portarci all’autonoleggio, un servizio davvero eccellente. Non erano rimaste molte auto disponibili e ci hanno assegnato una Suzuki 4×4 color bronzo. È importante sottolineare che non potete noleggiare un auto in Islanda senza carta di credito e dovete assicurarvi di avere un plafond sufficientemente alto perché fanno un prelievo a garanzia di 1900 euro quindi c’è il rischio che non riusciate a pagare tutto il resto. Ovviamente potete noleggiare l’auto anche direttamente in aeroporto, ma dato che costa molto e Reykjavik è molto piccola e si può girare tutta a piedi, abbiamo pensato di noleggiarla il secondo giorno.
Guidare in Islanda
Il limite sulle strade principali è 90 km orari. Dovete fare attenzione a non superarlo perché hanno un sistema davvero particolare per controllare la velocità delle auto e fare le multe: nella direzione opposta arrivano delle auto dei servizi locali che controllano la vostra velocità senza che voi ve ne accorgiate e poi vi fanno i fari per comunicarvi che vi hanno multato. Se non sapete questa cosa rischiate di non accorgervene nemmeno e ritrovarvi a pagare salatissime multe. Impostate l’auto in modo che non possa superare i 90 km orari e – anche se vi sembrerà di addormentarvi – abbiate pazienza, ne va del vostro portafogli!
Un consiglio: il vento è molto forte, assicuratevi di tenere saldamente la portiera quando la aprite perché potrebbe finire contro alla macchina vicina (l’ho visto succedere con i miei occhi). Addirittura in certe zone dicono che il vento possa scardinare le portiere dalla macchina, quindi state davvero attenti, non è una leggenda.
Secondo giorno: il golden circle
Il Golden Circle: con l’auto abbiamo iniziato il viaggio verso il Golden Circle, la zona che comprende il parco nazionale di Pingvellir, la cascata Gullfoss e il Geysir.
Pingvellir
Sulla strada per Pinvellir passerete dal lago Pingvallavatn, un lago formatosi novemila anni fa, grazia alla lava che bloccò una sorgente di acqua. L’acqua invase la fossa e formò questo scenografico lago, luogo ideale per fare qualche foto e iniziare a farsi un’idea delle meraviglie dell’Islanda.
Pinvellir è una zona percorsa da una fossa tettonica, un taglio di 4 km e profondo 40 m che si estende per 16 km e che segna il punto in cui Nord America e Eurasia si stanno separando. Da lì parte una rete di percorsi escursionistici per esplorare la vallata. È molto suggestivo camminare nella fossa tettonica, assicuratevi di poterci perdere un’oretta.
Da Pingvellir potete andare direttamente a Geysir. Avete mai visto un gayser? Qui vi troverete davanti a questo spettacolo che si riproduce ogni pochi minuti, a prova di foto (io però ho fatto un video che potete vedere in evidenza nelle Instagram Stories)! Geysir, il gayser più grande, dal 2008 – anno del terremoto, si è rianimato ma erutta in modo irregolare quindi è abbastanza improbabile che riusciate a essere così fortunati da vederlo. C’è però il fratellino piccolo, proprio a pochi passi da Geysir, che si chiama Stokkur, e che erutta a intervalli di circa 7 minuti e ha un getto di circa 30 metri (contro i 70 del fratellone Geysir).
La cascata Gullfoss: è una cascata enorme e di incredibile bellezza in cui ci sono due punti panoramici da cui ammirarla: dal primo potete guardarla da più lontano in tutta la sua interezza, il secondo, invece, è proprio a ridosso della cascata ed è quasi come esserci dentro perché gli spruzzi di acqua sono molto forti e vi bagnerete, ma fa parte del divertimento.
Sera: lasciamo il Golden Circle e partiamo alla volta di Vik. La strada che porta a Vik è strepitosa e piena di paesaggi mozzafiato, tenetelo presente quando fate l’itinerario perché vi fermerete in continuazione a fare delle foto. Vik è un paese molto piccolo e non abbiamo trovato posto per dormire, quindi siamo andati a Hvolsvollur alla Spoiguesthouse, devo dire molto carina e pulita. Il paesino offre poche attrattive, un paio di ristoranti e qualche supermercato. Abbiamo cenato alla guesthouse che ha a disposizione una cucina dotata di microonde (non fornelli) e tè e caffè a volontà.
Terzo giorno: Vik – Glacier Lagoon – Fiordi
Skogafoss: sulla strada per Vik incontrerete questa scenografica cascata alta 62 metri. La potenza dell’acqua è talmente forte che bisogna stare distanti almeno 50 metri per evitare di lavarsi completamente con gli schizzi di acqua.
Reynisfjara: è la spiaggia nera più famosa e bella della zona. È più lunga di quella di Vik ed è anche legata a una leggenda: i due blocchi di pietra nell’acqua pare fossero due elfi intenti a rubare una nave. La luce del sole li colse in flagrante e li trasformò in due blocchi di pietra, i faraglioni.
La spiaggia è nega grazia alla sabbia vulcanica. Se siete fortunati, potrete anche godere dell’incontro con i puffin le deliziose pulcinelle di mare.
Vik: è un paese piccolissimo, ma offre un paio di caffetterie e la famosa spiaggia nera, è ideale per una pausa ma anche per dormirci.
Scenic Green Lava Walk: proseguendo sulla costa vi troverete presto in quello che viene chiamato Scenic Green Lava Walk, cioè distese di lava a destra e a sinistra della strada N.1. Sembra di essere sulla Luna, prendetevi del tempo per fare le foto e godere del paesaggio lunare meraviglioso.
Fjallsarlon Glacier Lagoon: è un piccolo lago glaciale situato all’estremità del ghiacciaio Vatnajokull. Nel lago ci sono anche iceberg galleggianti, è davvero molto scenografico e ideale per una breve pausa. Se siete particolarmente avventurosi, qui organizzano tour in gommone in mezzo agli iceberg. Personalmente in un paesaggio del genere non ho apprezzato l’uso del gommone, ma capisco la bellezza di girare tra gli iceberg.
Jokulsarlon Glacier Lagoon: è una laguna glaciale situata a pochi minuti da Fjallsarlon in cui ci sono molto iceberg del ghiacciaio Breidamerkjokull. La laguna confluisce nell’oceano attraverso un piccolo canale e lascia sul cammino dei piccoli blocchi di giacchio che creano un effetto molto bello sull’acqua. La laguna è popolata da tante carinissime foche!
La costa meridionale dell’isola era completamente sold out e per dormire siamo dovuti arrivare fino ai fiordi. La prima guesthouse libera era a Stodvarfjordur. In totale abbiamo percorso 580 km dalla tappa della notte precedente. Avremmo volentieri alloggiato nei dintorni di Hofn (se riuscite, prenotate lì).
Sconsiglio di guidare tra i fiordi di notte perché sono popolati da pecore, volpi artiche e altri animali che – giustamente – attraversano la strada in continuazione e rendono la guida decisamente troppo eccitante per i miei gusti. Le strade non sono minimamente illuminate e si rischia di non incontrare anima viva per tantissimi chilometri. Il sole a metà agosto tramontava alle 22, ma abbiamo trovato una giornata molto nuvolosa quindi abbiamo guidato quasi completamente al buio.
Abbiamo alloggiato alla Saxa Guesthouse che ha anche un piccolo ristorantino che ci ha servito la classica soup of the day, la zuppa del giorno, anche se stavano per chiudere. Stodvarfjordur è un paesino con poche attrattive, ma non perdete la chiesa bianca e blu!
Quarto giorno: i fiordi
Siamo partiti alla volta dei fiordi fermandoci a Faskrudsfjordur, un piccolo paesino con una curiosità da segnalare: i cartelli stradali sono scritti in islandese e francese perché i francesi avevano scelto questo paese come base di pesca. Abbiamo pranzato al Cafè Sumarlina con la solita zuppa del giorno e una pizza surgelata. Bisogna però ammettere che il locale è carino e loro sono molto gentili.
Proseguendo per i bellissimi paesaggi dei fiordi siamo giunti a Seydisfjordur, finalmente un delizioso paesino affacciato sul fiordo con casette curate nei dettagli. Abbiamo fatto merenda al Nordic Restaurant, locale davvero consigliato: ottima torta e ottimo tè. Segnalo anche la chiesa blu del paese, da vedere anche all’interno.
Abbiamo dormito alla guesthouse Grai Hundurinn vicino a Egilstadir che non consiglio particolarmente se non per la colazione inclusa che si può fare nell’hotel vicino.
A cena siamo andati a Egilstadir e abbiamo cenato da Salt Cafè and Bistot, sempre del genere junk food e surgelati, ma carino. Del resto, lo stiamo capendo, gli islandesi sono dei maestri di junk food!
Quinto giorno: Dettifoss – Dimmuborgir
Abbandonare la strada N.1 per dirigersi a Dettifoss, la cascata più grande d’Islanda, è un’esperienza solo per coraggiosi muniti di macchina 4×4. I 30 km sono tutti di strada sterrata cosparsa di buche (agosto 2019) che rendono la strada per arrivare alla meta davvero difficile. Se non avete una macchina adatta lasciate perdere o informatevi prima sulla condizione della strada. Abbiamo scoperto poi che c’è anche una strada asfaltata ma non era segnalata da nessuna parte.
Dettifoss è una cascata meravigliosa e un punto perfetto per la vostra prossima foto profilo! È alta 44 m ed è a tutti gli effetti la cascata più grande d’Islanda e d’Europa. Osservare la potenza dell’acqua a distanza ravvicinata fa davvero paura. La potenza dell’acqua è talmente potente che gli struzzi si vedono a 1 km di distanza. La cosa bella è che questi spruzzi ci regalano continui arcobaleni (se siete fortunati con il tempo!).
Hverarond: è una scenografica zona con pozze sulfuree, un campo di attività geotermica in cui si entra in connessione con le viscere della Terra. La prima cosa che sentirete è un forte odore di zolfo (tradotto: uovo marcio). Perdetevi tra le fumarole facendo attenzione a non scottarvi. Non perdetevi il cratere!
Namafjall: è una zona con un paesaggio davvero irreale, ci sono diverse fumarole che emettono fumo bianco. Vedrete il fango che bolle e davvero sembra di essere all’Inferno. La zona potrebbe essere infestata di moscerini, assicuratevi di avere adeguate coperture (io ci sono stata a metà agosto e non c’erano).
Dimmuborgir: pare che questo luogo sia il luogo di connessione tra il mondo degli umani e quello degli inferi, quindi un luogo abitato da elfi e troll. Le strutture sono i residui di formazioni laviche che hanno costruito una città rocciosa unica nel suo genere. C’è anche una chiesa con tanto di arco, completamente fatto dalla natura. Davvero impressionante!
Akureiri
L’arrivo ad Akureiri è sempre, per me, di rara emozione. Ci si arriva da un ponte che fa vedere tutta la città da lontano regalando un paesaggio incantevole.
Abbiamo dormito alla Apotek Guesthouse, una guesthouse molto carina, con pochi bagni – non privati – ma con uno spazio comune davvero molto bello dove si può cucinare.
Siamo arrivati in città tardi e le cucine dei ristoranti chiudevano alle 22 quindi ci siamo arrangiati con l’unico posticino aperto, un chiosco di un signore napoletano che preparava panini con la parmigiana di melanzane (lo trovate su Instagram con il nome Lasagna and more) e pane di Gragnano. Dopo una settimana di fish & chips e zuppe del giorno… la vita!
Sesto giorno: Akureiri
Abbiamo fatto colazione in una caffetteria molto carina, il Blaa Kannan Cafè, con i soliti muffin che si trovano ovunque e il solito caffè islandese. Niente da segnalare, se non che il bar è molto carino.
Lystigardur Akureyrar Botanic Garden: il giardino botanico di Akureiri è considerata la più grande attrattiva della città. È sicuramente interessante vedere la flora islandese e la flora artica tutte insieme nello stesso posto.
Case di Akureiri: per me Akureiri è la città più bella d’Islanda. Tutte, o quasi, le casa sono tenute alla perfezione e curate nei minimi dettagli. Non perdetevi il centro, ci sono case dei primi Novecento che vi lasceranno senza fiato.
Abbiamo pranzato da Bautinn, ristorante situato in uno degli edifici più graziosi della città. Ci sono alcuni, pochi, piatti locali e il solito junk food.
Akureyrarkirkja: è la chiesa di Akureiri. Sì, è progettata dallo stesso architetto di quella di Reykjavik (e si vede!). Diciamo che non è la cosa più bella della città. È del 1940 e la più grande curiosità sono le vetrate prodotte in Inghilterra che ritraggono alcuni personaggi famosi islandesi.
Kea: è una libreria, bar e gift shop. Potete acquistare una rivista islandese (un giornale di cucina costa circa 20 euro), sedervi a bere un caffè e spulciare tra i libri di mitologia nordica.
Cuore rosso ai semafori di Akureyri: arrivati ad akureyri vi renderete subito conto che invece del classico cerchio rosso sui semafori c’è un cuore. L’iniziativa è partita nel 2008 per ritrovare un po’ di buonumore vista la crisi economica (e il successivo fallimento) che l’Islanda stava vivendo. Il nome dell’iniziativa era “sorridi con il cuore” ed è stata così apprezzata da essere rimasta come simbolo della città.
Laufas: è un museo a cielo aperto, ma in realtà era una fattoria con i tetti coperti di torba. Ci vivevano circa 20 persone, coordinate dal pastore che lavoravano e pescavano. L’interno è ricostruito ma regala un esempio della vita nelle fattorie islandesi di inizio Novecento. Vale la pena perderci un’oretta. È a 20 minuti di auto da Akureyri.
Christmas House: è una casetta di Babbo Natale aperta tutto l’anno. È, ovviamente, un negozio di addobbi natalizi e poco più, ma io – che amo pazzamente il Natale – ne ho apprezzato la magia. Gli addobbi costano molto ma sicuramente troverete qualcosa a cui non potrete rinunciare!
Settimo giorno: rientro a Reykjavik
Siamo partiti da Akureyri dopo una colazione alla guesthouse con le brioche comprate alla bakery sotto casa.
La strada da Akureyri a Reykjavik è lunga circa 380 km e sulla via non c’è molto da vedere. È probabilmente la parte meno interessante dell’isola. Assicuratevi di avere sempre il pieno perché ci sono pochissime stazioni di servizio. Ovviamente, se avete più tempo di noi, potete avventurarvi nei fiordi, noi purtroppo non avevamo abbastanza giorni di ferie.
A Reykjavik siamo stati così fortunati da essere accolti con il Gay Pride 2019. La città era piena di gente, musica e arcobaleni!
A cena ci siamo fermati al Gott Hotel, il cui ristorante pare essere molto in voga. Il menù comprende pochi piatti principali (noi abbiamo preso il salmone, piatto del giorno) ma molto buoni e hanno anche una selezione di antipasti particolari.
Abbiamo dormito nei dintorni dell’aeroporto, al mattino abbiamo restituito l’auto e siamo partiti per Oslo con la Norwegian, penso la peggiore compagnia aerea con cui ci sia mai capitato di volare. Ci hanno fatto pagare l’extra peso considerando dei regali che avevamo comprato in aeroporto, mai visto niente del genere! Statene alla larga!
Laguna blu: non siamo riusciti ad andarci, ma io ci ero già stata 3 volte. L’ingresso costa 75 euro, ma almeno una volta nella vita vale la pena andarci.
Quanto costa una settimana in Islanda?
Noi abbiamo speso circa 2500 euro a testa prenotando last minute. Si può spendere un po’ meno prenotando con anticipo e facendo la spesa nei supermercati per cucinare negli alloggi. Non abbiamo preso in considerazione l’idea del campeggio o dei van attrezzati, ma se siete più avventurosi di noi, è sicuramente un buon sistema per spendere poco.
Quando si può vedere in una settimana?
Con soli 8 giorni bisogna fare delle rinunce: trekking, gite in barca, avvistamenti di foche e balene, i ghiacciai, ecc… L’ideale sarebbe un tour di 15 giorni. Per me era la terza volta quindi è andata bene così!
Sicuramente ci torneremo!
Su Instagram ho lasciato le stories in evidenza di tutto il nostro viaggio in Islanda (Islanda 1 e Islanda 2), potete andare a recuperarle quando volete. Se volete seguire le altre mie avventure, seguitemi!